Dai nerd alle masse

Prima che le interfacce grafiche fossero inventate, il mondo digitale apparteneva soltanto ai “nerd”. Oggi le cose sono ben diverse.

Immaginate di accendere lo smartphone e invece di vedere la solita schermata di sblocco vi ritrovate davanti uno schermo quasi completamente nero, con un’unica scritta bianca: C:\>. Per aprire Whatsapp dovete digitare sulla tastiera una serie di comandi, e una volta aperta l’applicazione, non c’è la minima ombra di un pulsante, ma solo un menu testuale navigabile esclusivamente utilizzando la tastiera.

Per alcuni dei più giovani tutto ciò sarebbe un incubo. Ma questa era la realtà dei pionieri dell’informatica, a parte il fatto che non esistevano gli smartphone.

Oggi qualsiasi applicazione ha un’interfaccia grafica semplice ed intuitiva, piena di colori, con un pulsante da premere per fare ogni cosa. Ognuno di noi possiede almeno uno smartphone o un computer, e non è necessario essere degli esperti per farne utilizzo, grazie appunto agli aspetti user friendly dei software che usiamo.

Rivoluzione no-code

Questa mania delle interfacce però, comincia a diffondersi anche nel mondo dei più esperti. Negli ultimi anni infatti sono nati sempre più strumenti di sviluppo e di gestione delle macchine, che non richiedono più conoscenze di programmazione o di sistemi, o meglio, le richiedono ma in maniera molto limitata, quanto basta da facilitare di molto la curva di apprendimento degli strumenti stessi. Ed ecco che nasce la rivoluzione no-code.

Il mondo del cloud computing è tutt’ora nel bel mezzo della rivoluzione. Prendiamo come esempio le tre aziende leader nel settore: Microsoft con Azure, Google con Google Cloud e Amazon con Amazon Web Services. Grazie a queste piattaforme, oggi un solo sistemista è in grado di svolgere il lavoro che dieci anni fa avrebbe reso necessaria la presenza di dieci, cento, mille sistemisti. Hanno persino creato un’interfaccia grafica per l’intelligenza artificiale.

Mentre il cloud è in testa, lo sviluppo software non si fa attendere, infatti le applicazioni no-code spuntano come funghi. Abbiamo Bubble.io per le web app, Webflow per i siti web, Shopify per i siti di e-commerce, per non parlare di Facebook ed Instagram Shop. Oggi gli web designer più pagati negli Stati Uniti sono quelli che non scrivono una sola riga di codice, ed è un fenomeno che si sta diffondendo a macchia d’olio nel mondo.

Perché adesso?

Nel settore ICT ed in particolare quello dello sviluppo software, c’è una forte carenza di talenti. Le aziende necessitano di un numero sempre maggiore di programmatori, e questi ormai scarseggiano. Se sei uno sviluppatore ti sarai accorto di quanto è facile per te trovare lavoro al giorno d’oggi.

Il mercato dei software no-code è nato adesso, quando le aziende hanno un bisogno sempre maggiore di soluzioni personalizzate, ma l’offerta sul mercato degli sviluppatori altamente qualificati è ampiamente minore rispetto alla domanda.

Ed è qui che nasce la necessità di avere strumenti semplici che possono essere utilizzati anche da personale non tecnico.

Perchè è una rivoluzione?

Se ora la figura più ricercata è quella dello sviluppatore, probabilmente in futuro non sarù più così. Dopo la transizione, ci saranno abbastanza strumenti no-code per far si che la maggior parte delle aziende non abbia più bisogno di sviluppatori o di consulenti, d’altro canto però avranno bisogno di persone che sappiano usare le nuove piattaforme, e siccome la curva di apprendimento di quest’ultime sarà molto bassa, ciò potrebbe causare un maggiore divario tra domanda e offerta.

In conclusione

Non potendo prevedere cosa ci riservi il futuro, è meglio cominciare a dare uno sguardo a questo nuovo mondo.


Articolo originariamente pubblicato su Medium